Associazione Pedalta

Le Vie dei Caprili

All’Elba, nel passato, la pastorizia è stata una fiorente attività e ne troviamo ancora le tracce sparse in tutto il territorio del versante occidentale.

I caprili o chiusi, sono dei reciti pastorali spesso di forma  circolare, ma se ne trovano anche di altre forme, eretti con muretti a secco. Servivano ai pastori di capre e di pecore per radunare il branco per la mungitura, per il controllo dei capi o per la tosatura.

Accanto ai caprili si trovano spesso le capanne, nel sanpierese grottini, dei ricoveri coperti costruiti anch’essi con pietra a secco che servivano al pastore per la produzione di formaggi e ricotte, oppure come riparo.

Ci siamo riproposti di riportare alla luce un pezzo della storia elbana riaprendo le vecchie vie di accesso a questi luoghi ormai dimenticati e proponendo degli itinerari escursionistici attraverso i quali  è possibile ripercorrere le orme dei nostri avi.

Le vie dei Caprili “sono un sogno che si avvera, un lavoro difficile da mettere in atto, che ha coinvolto molte persone.
Ringraziamo i volontari che ci hanno aiutato in questa impresa gargantuesca.
Abbiamo voluto ridare importanza a quelle che erano le attività del passato, l’Elba prima del turismo: la nostra storia più recente, le nostre tradizioni e le nostre radici. I nostri nonni vivevano di pastorizia e vigna.
 
Nel marcianese, d’inverno, le greggi scendevano alla Noce, Serraventosa, l‘Omo, Capepe e le Piane di Campo al Castagno; d’estate, salivano in posti come la Stretta, la Tavola, la Tabella, il Troppolo, Natalino e il Frate: questa era la loro transumanza . Alcuni pastori, però, erano stanziali.
Oltre agli uomini c’erano le “ricottaie”, a Marciana Santina Anselmi e Tilde Anselmi, che andavano a vendere i formaggi nei paesi limitrofi.
 
Pulendo i caprili crediamo che si siano creati dei nuovi percorsi di  trekking, dove gli avventori potranno pensare, anche solo per un attimo, alle genti del passato, pastori che ci hanno lasciato in eredità delle opere d’arte. A questi caprili abbiamo, volutamente, lasciato i nomi che usavano i nostri nonni, nomi tuttora in uso (es. Il caprile di Natalino).
 
Le nostre ricerche sono state effettuate parlando con due ex pastori del marcianese, Lino Ferrini e Aldo Ricci, che ringraziamo.  Ringraziamo  il Comune di Marciana e il PNAT per averci sostenuto e aver creduto in questo progetto.  Ringraziamo, ancora, tutti i volontari perché senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile.
Dedichiamo questo progetto ai Pastori dell’Elba.
 
A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita
per realizzare un sogno…” ( C. D’elia )


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